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Evidenze 2014 sullo Sviluppo del Linguaggio al Nido

L’anno 2014 vede la pubblicazione di varie ricerche sullo sviluppo del linguaggio dei bambini in età di nido d’infanzia, con alcune evidenze che riteniamo molto interessanti per una educatrice di asilo nido. In particolare, segnaliamo due ricerche che analizzano i cosidetti “universali linguistici”. L’articolo si propone come stimolo per la formazione e l’aggiornamento dell’equipe educativa del Nido d’infanzia, coordinatore pedagogico compreso, quindi sintetizza le principali evidenze dal punto di vista dell’utilità per la pratica educativa al Nido. Rimandiamo alle singole ricerche, riportate alla fine di ciascun paragrafo, chi volesse approfondire i vari aspetti in dettaglio.
Nota: le ricerche scientifiche sullo sviluppo del linguaggio che annualmente sono pubblicate sono molte, quindi questa pagina sarà aggiornata via via che analizzeremo ulteriori studi del 2014 su questa tematica.

Sviluppo del Linguaggio del Bambino al Nido

Uno degli aspetti più importanti dello sviluppo del bambino tra 0 e 3 anni è quello relativo al linguaggio, e chiaramente una educatrice di Nido d’infanzia deve agire in maniera tale da promuovere tale aspetto. Per farlo in maniera adeguata, riteniamo sia utile che ogni educatrice possa considerare le più recenti evidenze scientifiche sul tema, per eventualmente inserirle nel proprio agire educativo e/o considerarle nel Progetto Educativo.
Nel 2014 sono state pubblicate due ricerche, a nostro avviso molto interessanti, che cercano una risposta al problema dei cosidetti “universali linguistici” o “universali del linguaggio” (“language universals”). In pratica: esistono aspetti del linguaggio che sono comuni a tutte le lingue, e che derivano da come il linguaggio è proprio della specie umana – cioè dipendenti dalla biologia relativa al linguaggio umano – e sono presenti in tutti gli esseri umani, fin dalla nascita?
Questo l’elenco delle evidenze scientifiche presentate nell’articolo:

  1. Universali linguistici e cervello del bambino
  2. Importanza degli estremi di una parola per l’apprendimento del linguaggio

Individuati circuiti neurali sensibili agli universali linguistici, presenti dalla nascita

Alcuni fonemi, che sono presenti in molte lingue diverse tra loro, sembrano più facilmente comprensibili e riproducibili da parte di un bambino. Vi sono evidenze che tale facilità dipenda da circuiti neurali specifici presenti nel cervello di tutte le persone. Altre evidenze scientifiche sembrano indicare che tale capacità sia presente sin dalla nascita.

Sintesi delle ricerche

La ricerca di Berent e colleghi (2014), ha evidenziato che le sillabe più frequenti nei vari linguaggi del mondo sono riconosciute dal cervello più facilmente di quelle infrequenti. In pratica, questo significa che il cervello del bambino è predisposto, tramite circuiti neuronali dedicati e presenti nell’Area di Broca, a riconoscere alcune caratteristiche universali del linguaggio,  cioè elementi presenti in gran parte o tutte le lingue conosciute.
La ricerca di Gomez e colleghi (2014), ha analizzato questo fenomeno nel caso dei bambini molto piccoli, e suggerisce che la struttura sonora dei vari linguaggi umani sia il prodotto di una sorta di istinto biologico innato (in maniera simile a quanto studiato da anni nel caso del canto degli uccelli), presente sin dalla nascita.

Evidenze utili per una educatrice di nido d’infanzia e per il Progetto Educativo

Secondo la ricerca di Gomez e colleghi (2014), i bambini nascono con la capacità di riconoscere le strutture sonore delle parole, indipendentemente dalla lingua familiare o del contesto educativo in cui sono immersi. Inoltre, Berent e colleghi (2014) collocano questa capacità in strutture neurali presenti nell’Area di Broca del cervello del bambino.
Queste due ricerche danno un fondamento scientifico alle azioni educative basate sul bilinguismo e rivolte fin dai primi mesi a tutto il gruppo dei bambini del nido d’infanzia. Inoltre, suggeriscono l’opportunità di stimolare in maniera adeguata il consolidarsi di quei circuiti neurali relativi agli “universali linguistici”, ad esempio con attività didattiche ripetute più volte nel corso della settimana, o considerandoli esplicitamente nelle azioni di cura quotidiana (routine).

Riferimenti

Berent I, Pan H, Zhao X, Epstein J, Bennett ML, Deshpande V, Seethamraju RT, Stern E, (2014). Language Universals Engage Broca's Area. PLoS ONE, 2014; 9 (4): e95155. DOI: 10.1371/journal.pone.0095155
Gomez DM, Berent I, Benavides-Varela S, Bion RAH, Cattarossi L, Nespor M, Mehler J, (2014). Language universals at birth. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2014; DOI: 10.1073/pnas.1318261111

Importanza degli estremi di una parola per l’apprendimento del bambino

Per apprendere nuove parole, composte da più sillabe, il bambino deve sfruttare la propria memoria verbale. Questa ricerca evidenzia che il bambino a 7 mesi di età ricorda con maggior frequenza l’inizio e la fine della parola (ad esempio: la prima e l’ultima sillaba).

Sintesi della ricerca

Lo sviluppo del linguaggio passa anche attraverso l’espansione del vocabolario, cioé l’apprendimento di molti nuovi vocaboli, da parte del bambino. Varie ricerche hanno identificato i modi in cui il bambino riesce ad acquisire le nuove parole (qui non discussi), ma ognuno di questi si basa in ultima analisi sulla possibilità di ricordare i fonemi che costituiscono ogni termine, nell’ordine in cui appaiono. Questa ricerca ha studiato la memoria verbale dei bambini di 7 mesi riguardande le parole plurisillabiche, in particolare la capacità di individuare i cambiamenti nelle sillabe iniziali e finali, e di percepire quelle interne alla parola. Ci sono stati alcuni risultati interessanti:

  • Il bambino di 7 mesi d’età è in grado di percepire se si cambiano le sillabe iniziali e finali
  • Non è però in grado di decodificare le sillabe pronunciate tra l’iniziale e la finale

In pratica, questa ricerca sembra evidenziare che esistano dei bias mnemonici di base nello sviluppo del linguaggio del bambino, che favoriscono la percezione di sillabe iniziali e finali, ma limitano la comprensione di parole multisillaba – questo fenomeno sembra simile ai cosidetti “effetti di posizione seriale” (“serial position effects”) che sono stati rilevati negli adulti quando apprendono liste di nomi diversi.

Evidenze utili per una educatrice di nido d’infanzia e per il Progetto Educativo

Secondo la ricerca di Benavides-Varela e Mehler (2014), i bambini del Nido d’infanzia riescono a “ricostruire” una parola polisillabica udita quando ne riconoscono la prima e l’ultima sillaba. Il problema, dal punto di vista educativo, è che possono ricostruire un termine che non è quello inteso dall’educatrice. Ad esempio, se l’educatrice profferisce “somarella” leggendo una storia, in assenza di indizi visivi e/o comunicazione non verbale, il bambino può capire “sorella”, o “solarella” (parola inesistente).
Le indicazioni per una educatrice di Nido che si ricavano da questa ricerca sono essenzialmente:

  1. Fare attenzione a che il bambino comprenda quanto l’educatrice di asilo nido dice, curando gli aspetti non verbali della comunicazione (in particolare lo “gaze shifting”, cioé guardare prima il bambino e poi l’oggetto o  azione che si nomina)
  2. Fare attenzione nell’uso di diminutivi, vezzeggiativi e altre alterazioni delle parole che cambiano la parte finale del termine, dato che il bambino piccolo rischia di non comprenderli o interpretarli come parola a sé stante e non collegata al significato originario.

Queste evidenze al momento sono state studiate per i bambini di 7 mesi, quindi possiamo ritenere utili queste indicazioni per le educatrici che seguono i lattanti (bambini di 3-12 mesi di età).

Riferimento

Benavides-Varela S, Mehler J, (2014). Verbal Positional Memory in 7-Month-Olds. Child Development, 2014; DOI: 10.1111/cdev.12291

Approndimenti su aspetti educativi dello sviluppo del linguaggio

Per approfondire gli aspetti pratici della promozione dello sviluppo del linguaggio al Nido d'infanzia, consigliamo la lettura di Sviluppo del linguaggio al Nido – Punti chiave di Promozione.
Alcune riflessioni educative sullo sviluppo del linguaggio dei bambini 0-3 anni, dal punto di vista del Progetto Educativo dell’asilo nido, sono proposte in Sviluppo del Linguaggio al Nido - Aree di Promozione; in tale articolo sono inoltre contenute ulteriori evidenze scientifiche su questo importante tema.
Per alcune idee su proposte educative basate sulla lettura, rimandiamo le interessate a Lettura al Nido e Sviluppo del Linguaggio.
Per i termini tecnici qui presentati e non descritti in dettaglio, rimandiamo a Termini per asilo nido.

Evidenze 2014 sullo Sviluppo del Linguaggio al Nido: conclusioni

In questo articolo di formazione evidence-based, abbiamo condensato una serie di evidenze tratte da ricerche del 2014 sullo sviluppo del linguaggio del bambino in età di nido d’infanzia, ponendo in risalto gli aspetti utili all’agire educativo di una educatrice di asilo nido e al Progetto Educativo. L’articolo, in continuo aggiornamento, attualmente ha posto in evidenza: (a) alcuni studi sui cosidetti “universali linguistici”, che sembrano collocarli in strutture neuronali presenti nel cervello dei bambini del Nido; (b) importanza degli estremi di una parola per il riconoscimento delle parole e complessivamente per facilitare l’apprendimento del linguaggio del bambino al meglio di una educatrice di nido d’infanzia.


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